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Flora

La Flora

La particolare morfologia, la natura vulcanica e le carattestiche climatiche dell’area hanno fortemente influenzato gli aspetti vegetazionali, determinando l’elevata diversità tipologica dei boschi. La cinta collinare che circonda i laghi di Bracciano e Martignano in poche centinaia di metri di dislivello, (da 160 a 610 m s.l.m.) ospita una successione vegetazionale che può definirsi completa in quanto partendo alle quote più basse dalla macchia mediterranea si arriva fino alle faggete, passando attraverso querceti termofili di roverella (Quercus pubescens), cerrete e castagneti.

I boschi, che occupano più del 30% dell’intera superficie del Parco, sono distribuiti soprattutto nella parte più settentrionale e sono caratterizzati da un soprassuolo a netta prevalenza di cedui di castagno e di cerro oltre che da aree ad alto fusto di cerro e faggio. Su pendii molto acclivi e spesso anche rocciosi e in particolare sulle colline esposte a nord e a ovest dei laghi di Bracciano e Martignano, tra le specie sempreverdi si afferma il leccio (Quercus ilex), che dà origine a suggestivi scenari a immediato ridosso delle sponde dei laghi, in particolare nei mesi più freddi, quando la caratteristica colorazione verde-scuro, tipica della lecceta, contrasta con i circostanti boschi di caducifoglie. In questo tipo di formazioni forestali la vegetazione arbustiva ed erbacea è quasi del tutto assente o limitata a qualche arbusto di alloro (Laurus nobilis) o di viburno (Viburnum tinus). I boschetti di leccio a tratti sono interrotti da piccoli gruppi di caducifoglie arboree costituiti da roverella (Quercus pubescens), carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus ornus), olmo (Ulmus minor) e bagolaro (Celtis australis). Non mancano però aree invase da fitta boscaglia di prugnolo (Prunus spinosa), biancospino (Crategus monogyna), corniolo (Cornus mas), ginestra dei carbonai (Citysus scoparius) e la ginestra comune (Spartium junceum) le cui fioriture in primavera colorano di giallo intenso queste aree. Il cerro (Quercus cerris) è la quercia più diffusa nell’area e rappresenta la componente costitutiva principale di estese superfici boschive governate a ceduo, che fanno da sfondo alle sponde settentrionali e occidentali del lago di Bracciano.

Le cerrete governate a ceduo ospitano una flora arbustiva ed erbacea molto varia: in particolare nelle cerrete di Rocca Romana sono presenti diverse specie poco comuni o protette nel Lazio, come Carex Olbiensis, il giglio rosso (Lilium bulbiferum), il lilioasfodelo maggiore (Anthericum liliago) e alcune orchidee come Cephalanthera longifolia e Platanthera chlorantha. Grandi estensioni del settore nord-occidentale del Parco sono ricoperte da boschi in cui predomina il castagno che senza dubbio è la specie che caratterizza il paesaggio vulcanico dell’area. Il sottobosco è caratterizzato dalla presenza, anche se non particolarmente abbondante, di anemone appenninica (Anemone apennina), di mercorella bastarda (Mercurialis perennis), festuca dei boschi (Festuca heterophylla) e nelle aree più marginali troviamo la ginestra ghiandolosa (Adenocarpus complicatus), il citiso trifloro (Cytisus villosus) e la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius). Lo strato arboreo è rappresentato quasi totalmente da polloni e matricine di castagno, sono veramente pochi gli individui di altre specie come faggi, aceri, querce, carpini e frassini. Uno degli obiettivi principali del Parco è, a questo proposito, la conservazione della biodiversità, in particolare nei cedui castanili da perseguire con un attenta selvicoltura capace di mantenere la ricchezza delle specie senza andare a contrastare l’aspetto economico dei boschi di castagno. 

Appena al di sopra dei boschi di castagno, esclusivamente nella parte più settentrionale dell’Area protetta, tra Monte Raschio e Monte Termine, si sviluppano la caratteristiche faggete termofile, che un tempo si estendevano in aree molto più vaste come testimoniano i grandi esemplari che si trovano ancora oggi sulle pendici più fresche di Monte Calvi e Monte Rocca Romana. Qui il faggio, pur non scendendo mai al di sotto dei 400 m s.l.m., vegeta a quote decisamente più basse rispetto a quelle che occupa normalmente (700-1300m s.l.m.sulle Alpi e 1000-1300 sull’Appennino). Lo strato superiore della faggeta è costituito prevalentemente da faggio, con presenza di piante di cerro e castagno, isolate o a piccoli gruppi, che aumentano nelle aree di transizione alla cerreta. Le dimensioni degli alberi possono essere considerevoli. Nello strato arboreo inferiore oltre al faggio sono presenti l’orniello, l’acero montano (Acer pseudoplatanus), l’acero campestre (Acer campestre), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il ciavardello (Sorbus torminalis), il sorbo domestico (Sorbus domestica), il ciliegio (Prunus avium), alcuni individui di olmo montano (Ulmus glabra) e di cerrosughera (Quercus crenata) . Gli strati arbustivo ed erbaceo sono poco sviluppati a causa della densa copertura superiore. Nello strato arbustivo si trovano soprattutto l’agrifolio, il biancospino (Crataegus monogyna) e il pungitopo (Ruscus aculeatus), oltre a rinnovazione più o meno affermata di faggio. Meno frequenti e più localizzati sono la sanguinella (Cornus sanguinea), il corniolo (Cornus mas), il nocciolo (Corylus avellana), il ligustro (Ligustrum vulgare), il sambuco (Sambucus nigra), e il rovo comune (Rubus ulmofolius). Lo strato erbaceo è caratterizzato da specie nemorali come Allium pendulinum, sanicola (Sanicula europea), mercorella bastarda (Mercurialis perennis), la laureola (Daphne laureola) l’anemone appenninica, tra le orchidee la Neottia nidus-avis, Cephalantera longifolia e Dactylorrhiza maculata e, tra le specie protette, la billeri celidonia (Cardamine celidonia).